Maschile e femminile: differenze nel cervello e nei codici
Approfondimenti sulle opportunità di sviluppo & liberazione“L’umanità possiede due ali: una è la donna, l’altra
è l’uomo. Fino a che le due ali non saranno
ugualmente sviluppate, l’umanità non potrà volare”
(B. Boutros Ghali, scrittore egiziano)
Iniziamo dal corpo che non mente mai… Cervello femminile e cervello maschile: due realtà a confronto
«I cervelli delle donne hanno un ippocampo più grande, che di solito le rende più brave a mantenere i ricordi. Quelli degli uomini hanno una corteccia parietale più spessa, che è utile nel respingere le aggressioni. Le donne sono predisposte ad esprimersi attraverso il linguaggio, gli uomini non così tanto». Così cominciava “What is it about men”, la sesta puntata dell’ottava stagione del serial televisivo americano “Grey’s Anatomy”.
“L’emancipazione femminile”, che ha preso inizio negli anni ’60, è stata accompagnata da una sorta di tabù: le differenze tra uomo e donna sono unicamente conseguenti all’educazione (in questi decenni si sta ancora indagando sul quanto possa incidere l’identificazione con i genitori per l’evoluzione dei tratti cognitivi e relazionali del nostro cervello). Attualmente, però, la nostra società è cambiata ed è pronta a discutere – spesso con umorismo – su quelle piccole differenze che distinguono il cervello femminile da quello maschile. Ed è un bene perché i progressi scientifici stanno apportando elementi alla discussione.
In realtà, la questione delle differenze tra il cervello maschile e quello femminile è già stata sollevata intorno alla metà del secolo scorso quando alcuni neurologi, notando che il cervello dell’uomo è in media più voluminoso e quindi più pesante rispetto a quello della donna, ne dedussero che ciò avrebbe dovuto comportare una disparità di intelligenza. Questo però non teneva conto di due aspetti fondamentali:
• il peso corporeo degli uomini supera in media quello delle donne e di conseguenza anche il cervello maschile è più voluminoso (il volume intracranico degli uomini è un po’ più grande di quello della donna. Tale differenza è la conseguenza di una maggiore dimensione dei due emisferi. Al contrario, la grandezza del cervelletto è assolutamente comparabile nei due sessi);
• il peso del cervello è estremamente variabile da individuo a individuo, quindi non esistono correlazioni tra peso cerebrale e intelligenza.
Tuttavia, non si può non tener conto del fatto che tutte le cellule del nostro corpo sono sessuate. Tra i 46 cromosomi contenuti in ogni cellula del nostro corpo, nelle cellule maschili ve n’è uno di dimensioni inferiori. È il famoso cromosoma “y”, che provoca delle variazioni nella produzione degli ormoni sessuali, che, a loro volta, determinano l’apparizione dei caratteri maschili nel feto in via di sviluppo (tra l’altro, alcune teorie “alternativo-spirituali” sostengono che il feto nelle prime settimane di vita sia sempre femmina poiché in questo modo la cellula è clinicamente predisposta alla RICEZIONE, nella fattispecie dell’anima che si incarna…). Lavorando sugli animali da laboratorio i ricercatori hanno dimostrato come questi ormoni, che circolano nel sangue e che modellano i caratteri sessuali del nostro corpo, agiscano anche sul cervello, creando delle differenze chiare tra i due sessi sia sul piano morfologico sia su quello comportamentale. Non è possibile, per ovvie ragioni, effettuare simili esperienze sugli esseri umani, ma è in ogni caso lecito osservare le piccole differenze con altri mezzi, come, ad esempio, la visualizzazione cerebrale, i test psicologici o l’analisi di campioni di tessuto cerebrale prelevati da cadaveri.
In questo ambito gli studi più recenti ed efficaci sono stati eseguiti delle Scuole Universitarie di Psichiatria di Roma, Napoli, Genova e L’Aquila. Per diversi anni sono stati studiati uomini e donne sani, uniformi per lavoro, età, cultura. Il loro cervello è stato scandagliato principalmente per mezzo della risonanza magnetica e della PET (Positron Emission Tomography: tomografia a emissione di positroni). Ma esploriamo nello specifico che cosa hanno dimostrato questi ricercatori, i quali asseriscono che il cervello femminile si differenzia da quello maschile in base a questi parametri:
• maggiori capacità di integrazione del pensiero;
• maggiori capacità di valutazione per raggiungere obiettivi;
• maggiori capacità d’intuizione.
Essi affermano inoltre che:
• i due cervelli sono sostanzialmente uguali ma si differenziano nel modello d’organizzazione e quindi nelle procedure d’elaborazione e risposta delle informazioni provenienti dall’esterno;
• (come già anticipato) non sono solo le cellule a subire una differenziazione nel loro sviluppo ma anche il complesso sistema cerebrale che, sottoposto a ormoni e stimolazioni ambientali, si “plasma” portando a modelli comportamentali e cognitivi differenti;
• la donna presenta minor specializzazione emisferica (quindi minor asimmetria);
• l’uomo presenta un cervello funzionalmente asimmetrico (quindi molto lateralizzato) e dominante a destra.
Ovviamente questi risultati fanno sempre riferimento a valori medi, ciò significa che nulla impedisce che una donna risulti più asimmetrica di un uomo.
Ma in questi ultimi mesi molte riviste scientifiche hanno presentato svariati studi sulle differenze di attività cerebrale tra i due sessi per certe funzioni. Ecco allora alcune ulteriori neuro-prove della famigerata diversità tra i due sessi. Insomma, ciò che fin dalla preistoria era scontato e di dominio del senso comune, ora sembra corroborato da prove neuro-scientifiche. Gli esperimenti illustrati su queste pubblicazioni sono stati numerosi e variegati: per esempio è stato analizzato cosa accade quando un uomo o una donna toccano con il dito la superficie di un oggetto, oppure quando sono travolti da un sentimento di tristezza o quando percepiscono della luce blu o rossa. In tutti questi casi le donne funzionano generalmente in modo più simmetrico degli uomini e inoltre sembra che utilizzino molti più neuroni!
A questo livello le differenze più spettacolari sono state messe in evidenza da più studi che testano le funzioni del linguaggio. Quando una donna parla o ascolta, il suo cervello si “accende” in modo più simmetrico rispetto a quello dell’uomo, nel quale è soprattutto l’emisfero sinistro ad essere sollecitato. Alcuni ricercatori di Detroit (USA) hanno precisato che se gli uomini sono certamente più “lateralizzati”, le donne si suddividono in due gruppi: quelle che utilizzano entrambi gli emisferi e quelle che, come la maggior parte degli uomini, “pensano” piuttosto a sinistra. In ogni caso le donne sono in media più simmetriche rispetto agli uomini.
La maggior asimmetria funzionale nell’uomo determina, per esempio, la dominanza del linguaggio nell’emisfero sinistro e delle abilità visuo-spaziali nell’emisfero destro. Quando leggiamo, scriviamo o intavoliamo una discussione, la dominanza è riservata all’emisfero sinistro (cervello ingegnere); al contrario, quando disegniamo o guardiamo un’immagine, sarà l’emisfero destro (cervello poeta) ad avere dominanza su quello sinistro. Il cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se stanti: cervello poeta e cervello ingegnere sono strettamente connessi tra loro, caratterizzati da un continuo scambio di informazioni e messi in comunicazione tra loro da un grosso fascio di fibre nervose (circa 200 milioni), denominato corpo calloso, che permette al cervello di integrare le elaborazioni delle varie aree. Nello specifico questo “ponte” mette in comunicazione i due emisferi e nella donna esso è più spesso del 10% rispetto a quello degli uomini. Ma il corpo calloso delle donne oltre ad essere più grande contiene anche una percentuale di connessioni maggiore anche del 30% rispetto a quello degli uomini. Usando una metafora potrei dunque affermare che il corpo calloso degli uomini è paragonabile a una “strada provinciale a due corsie”, mentre il corpo calloso delle donne è simile a “un’autostrada a tre corsie”…
Ciò significa che le due metà del cervello nella donna comunicano più facilmente e questa la rende più intuitiva e capace di pensieri paralleli. Sempre secondo Pancheri, l’intuito altro non sarebbe che il risultato di un ragionamento parallelo che una parte del cervello ha continuato a portare avanti al di fuori della coscienza e che è andato a influenzare una logica sequenziale rigida, fornendo una soluzione diversa al problema preso in esame. Dunque le donne sono più intuitive dell’uomo grazie alle maggiori connessioni trai due emisferi dovute ad un corpo calloso più spesso.
Inoltre gli emisferi della donna sono più irrorati di quelli di un uomo, a parità di stimoli: lo ha evidenziato la PET (tomografia ad emissione di positroni). Secondo Pancheri il cervello femminile è più completo, raffinato, più sofisticato di quello maschile. Se il primo è come una “fuoriserie” – un po’ delicata ma capace di prestazioni strabilianti – il secondo ricorda di più un trattore: semplice, robusto, inarrestabile, ma limitato. Servono entrambi ma hanno meccanismi e funzioni molto diversi. Il cervello femminile ha anche una maggiore quantità di materia grigia rispetto a quello maschile che contiene invece più sostanza bianca, in base a studi pubblicati sul “Journal of Neuroscience”. Dice Alberto Oliverio, direttore dell’Istituto di psicobiologia del CNR, che ciò avviene perché nel cervello femminile le cellule sono “impacchettate” in uno spazio minore. Il numero totale delle cellule presenti nel cervello maschile e femminile rispettivamente è lo stesso, ma in quello maschile le cellule sono più “diluite” nello spazio alzandone il peso di un 10-15% in più. Tale peso maggiore del cervello maschile, che va anche relazionato alla statura e alla massa corporea, è dovuto quindi ad un maggior materiale di sostegno delle cellule nervose. Queste differenze cellulari non influiscono sull’intelligenza.
L’emisfero destro ci dà sempre l’informazione corretta, mentre il sinistro crea il dubbio. La cultura occidentale educa i suoi appartenenti a estremizzare la predominanza dell’emisfero sinistro su quello destro. Questo ha permesso la nascita della cultura scientifica e l’evoluzione tecnologica del mondo, anche se questa separazione ci ha resi più fragili nella nostra percezione, poiché essa cerca la certezza in parametri esclusivamente mentali. Si potrebbe dunque fare l’ipotesi che negli ultimi 5000 anni abbia prevalso (in base alla teoria di Robert Graves – vedasi Capitolo Introduttivo a questa tesi), nella costruzione sociale della storia dell’intera umanità, fatta di imperi, guerre, conquiste, capitalismo, il cervello maschile come qui viene descritto. Quello lateralizzato, dicotomico, aggressivo, semplificatore, sostanzialmente violento e parziale. Questa potrebbe essere anche una spiegazione dell’impasse drammatica in cui si trova l’umanità di questo inizio di millennio.
Adolescenza: la crescita del cervello
A livello microscopico, gli scienziati hanno costatato che in alcune regioni del cervello sussistono delle piccole differenze nella concentrazione di certi tipi di neuroni e dei messaggeri chimici ai quali sono sensibili. Una di queste differenze riguarda proprio gli ormoni sessuali. Per esempio, nell’ipotalamo (situato alla base del cervello), sono state localizzate due piccole zone nervose che evolvono durante i primi anni della vita in maniera differente nei bambini e nelle bambine. Ad un recente simposio tenutosi nel novembre scorso a New Orleans (USA), alcuni ricercatori provenienti da Amsterdam hanno comunicato che un’altra piccola regione situata nel sistema limbico (nel cuore del cervello) e denominata BST è più grande di circa un terzo negli uomini. Questa differenza tra i sessi non appare però fino all’adolescenza. Grazie agli ultimi progressi nelle tecniche di visualizzazione del cervello, stanno aumentando le informazioni che testimoniano gli importanti cambiamenti del cervello durante l’adolescenza. Alcuni di questi risultati sono sicuramente rivoluzionari: un po’ più di un anno fa, due gruppi di ricerca hanno dimostrato che all’inizio dell’adolescenza si osserva un ispessimento della materia grigia della corteccia cerebrale parietale e frontale, cioè dei neuroni del pensiero. Durante gli anni dell’adolescenza questa materia grigia si assottiglia nuovamente, tale fenomeno è la conseguenza di una forte crescita dei neuroni, che creano tra loro nuove connessioni seguite dalla distruzione dei legami nervosi inutili – fenomeno che immaginavamo potesse esistere unicamente nella più tenera infanzia. Gli psicologi vi vedono la spiegazione dei comportamenti tipicamente adolescenziali, quel bisogno di fare sempre nuove esperienze che è necessario per forgiare la personalità. Si crede dunque che in questa tappa della vita, sotto l’influenza degli ormoni che trasformano il corpo, anche il cervello degli adolescenti subisca uno “stimolo” nella sessualizzazione. Ricordiamo che sia gli androgeni, (ormoni detti maschili) sia gli estrogeni (ormoni detti femminili), sono sintetizzati nei due sessi, e che quindi non esistono degli ormoni tipici di uno dei due sessi, anche se gli androgeni circolano in quantità maggiore nel sangue dei maschi.
La circolarità femminile e la linearità maschile: la natura lunare e la natura solare
Le funzioni della matrice biologica femminile sono il menarca, cioè la prima mestruazione, il ciclo mestruale, che contraddistingue la vita fertile della donna, la gravidanza, il parto, l’allattamento e la menopausa. Le funzioni della matrice biologica maschile sono invece l’erezione, la spermatogenesi e l’eiaculazione.
La matrice biologica ha definito per il femminile un’impronta circolare. Il corpo delle donne è infatti caratterizzato da cicli. Il ciclo della fertilità (menarca-gravidanza-menopausa) e soprattutto il ciclo mestruale che per lunghi anni scandisce la vita femminile e si muove come un cerchio: ogni mese inizia, si completa e finisce. Per poi riprendere. Una precisazione sul termine “ciclo mestruale”. Con questa parola spesso si fa riferimento alla mestruazione vera e propria, cioè al momento del sanguinamento. Ma la parola ciclo indica invece “tutto” il periodo mensile, quello che va dalla fine di una mestruazione fino alla successiva: dura all’incirca un mese. Con questo termine si comprende quindi la fase pre-ovulatoria, la fase ovulatoria, la fase pre-mestruale e la fase mestruale. Le quattro fasi cicliche sono caratterizzate da una continua fluttuazione ormonale: il livello degli estrogeni e del progesterone, i due più tipici ormoni femminili, sale e scende come un’onda. È un’oscillazione costante. Che, come vedremo nel capitolo successivo (n. 4), influisce profondamente sulla vita delle donne.
Se l’impronta femminile è circolare, quella che la matrice biologica ha definito per il maschile è lineare. Il corpo dell’uomo, diversamente da quello della donna, non è scandito da cicli: i livelli ormonali maschili sono infatti costanti, non salgono e scendono, non seguono un ritmo che si ripete più e più volte. Se il femminile è il regno della circolarità, il maschile è il dominio della linearità. Nei testicoli la spermatogenesi è continua. Una linea senza fine. C’è differenza con le ovaie. La preparazione dell’ovulo è periodica: matura, viene spinto fuori dal follicolo e intraprende la sua discesa. Nel frattempo un altro ovulo ha già iniziato il processo che, circa un mese dopo, lo porterà a ripetere le stesse sequenze. Un cerchio continuo. Se gli ovuli sono già tutti presenti nelle ovaie – un prezioso corredo biologico che le donne portano con sé – e vengono dispensati secondo una regolamentazione ciclica, gli spermatozoi sono invece prodotti a ritmo continuo, con regolarità. Così è l’impronta maschile: si sviluppa linearmente, come un tracciato che si muove lungo una retta. Anche nell’età senile il flusso ormonale maschile segue un percorso lineare, calando gradualmente. Diversamente da quello femminile che si interrompe più bruscamente. L’andropausa, cioè il climaterio maschile, si differenzia molto dalla menopausa: il primo è una discesa costante e graduale; il secondo è un vero e proprio rito di passaggio. Se ad una certa età le ovaie femminili smettono di funzionare, la linearità della matrice biologica maschile non priva in un lasso di tempo piuttosto breve l’uomo di testosterone. I testicoli non smettono di produrre e far maturare spermatozoi. Si riduce il numero, il tempo di risposta dell’erezione e l’intensità. Ma non ci sono cambiamenti vistosi in tempo breve. La riduzione è graduale.
La vita femminile è quindi un percorso circolare, che procede a fasi cicliche, come quello della luna. La vita maschile è invece un percorso lineare, che procede senza sbalzi, in modo costante, come quello del sole. Il principio femminile si esprime come natura lunare. Il principio maschile si esprime come natura solare. Sono simboli che l’essere umano riconosce spontaneamente da sempre: è la matrice biologica che si manifesta.
Luna crescente, luna piena (o plenilunio), luna calante, luna nuova (o novilunio). Così è l’astro lunare: con l’altalenarsi delle fasi scandisce i suoi ritmi. Come la matrice circolare femminile. Proprio come questo satellite, le donne ripercorrono lo stesso ciclo ogni mese. Sono quattro le fasi lunari, come quattro sono le fasi del ciclo femminile: fase pre-ovulatoria, fase ovulatoria, fase pre-mestruale e fase mestruale. Ciclo mestruale e luna: l’abbinamento è immediato. Ventotto giorni è un ciclo lunare completo, ventotto giorni è in media un ciclo mestruale. Luna e utero: un’altra associazione spontanea. Stesso ciclo, stesse fasi. La luna è l’organo del cielo che disegna nella volta stellata quegli stessi ritmi.
Il sole – diversamente dalla luna – durante il mese non si mostra “a fasi”. È sempre tutto intero. Non esistono fasi solari, ma solo momenti distinti: “È mattino”, ci dice l’aurora. “È mezzogiorno”, ci dicono i raggi che calano a picco sulla testa. “È sera”, ci dicono le fiamme rosse del tramonto. “È notte”, ci dice il sole quando non c’è più. Se nell’arco di ventotto giorni la luna completa un ciclo e si mostra nelle sue quattro fasi, il sole invece è sorto e tramontato per ventotto volte. Presentandosi ogni giorno allo stesso modo. Natura lunare, ciclica, ritmica e oscillatoria. Natura solare, lineare, puntiforme e costante. La matrice biologica con i suoi diversi ritmi non influisce solo sui corpi degli uomini e delle donne. Ma anche sulle loro menti. La natura lunare e la natura solare si esprimono infatti in modo molto diverso, creando un pensiero di testa e un pensiero di pancia.
Abbiamo ripetuto tante volte in questo capitolo come il maschile sia lo spazio della mente, del conscio. Cioè la realtà è vista soprattutto in modo oggettivo, come in una giornata di sole: tutto è chiaro e nitido, ben visibile e osservabile… È la visione solare, dove predomina la ragione, l’analisi, la razionalità e il realismo. Quando anche noi donne usiamo questo tipo di pensiero? Per esempio quando programmiamo la giornata: vado al lavoro, poi faccio la spesa, poi vado a prendere i bambini a scuola, poi porto la macchina dal meccanico, poi passo in lavanderia. Oppure quando vogliamo organizzare meglio spazi dei nostri armadi: da questa parte metto i vestiti invernali, da quella i vestiti estivi, in quel ripiano le borse, a quell’anta aggancio le cinture. O ancora usiamo il pensiero maschile quando cerchiamo la soluzione di un problema analizzandolo punto per punto, scomponendolo nelle sue parti e nei diversi aspetti. O quando scriviamo su un foglio gli obiettivi che vogliamo raggiungere. O consultiamo una mappa stradale per sapere come arrivare a destinazione.
Se il maschile è lo spazio della mente, della logica e della razionalità, il femminile è lo spazio del corpo, delle percezioni e delle sensazioni. È l’inconscio a predominare. La realtà è vista soprattutto in modo soggettivo, come in una notte lunare: la visione non è chiara e definita ma fatta di chiaroscuri, di spazi visibili e invisibili. Linee e contorni sono sfumati. Più che il singolo particolare si coglie l’insieme. Così è la visione lunare: puoi presagire ma non vedere chiaramente. Puoi immaginare, capire, intuire, ma non comprendere. Il pensiero femminile, diversamente da quello maschile, è arricchito di ombreggiature, esalta la percezione, l’intuizione, evidenzia l’aspetto emozionale dei fatti, degli altri, della realtà in generale. Ci fa cogliere l’atmosfera di un luogo, la sensazione su una persona. Fa intuire la strada da percorrere, anche se non conosciamo ancora le tappe. Non è l’informazione chiara e senza equivoci di un messaggio che ci arriva da una comprensione logica e intellettiva, è piuttosto la voce interiore che sussurra. Più dei particolari, ci offre il senso delle cose. Quando usiamo questo tipo di pensiero? Per esempio quando giungiamo alla soluzione di un problema non attraverso la logica ma l’intuizione. Spesso accade all’improvviso. Diciamo: «Ecco come devo fare!». Oppure quando ci arriva una certezza da dentro che ci fa esclamare: «So che è così». Non sai spiegare il motivo, ma sai che ciò che hai sentito è giusto. È una certezza che ti viene dalla “pancia”, non dalla testa. Usiamo questo tipo di pensiero anche quando avvertiamo dentro di noi l’istinto di fare una certa cosa. A volte si manifesta anche con segnali corporei, come una sensazione di calore al basso ventre, un formicolio alle mani, una vibrazione al petto, una contrazione allo stomaco. Quello femminile è dunque un apprendimento attraverso l’esperienza dei sensi. La conoscenza è collegata prima di tutto al corpo. E’ un sapere fisico, di visceri, sebbene oggi le donne si sentano sempre meno sicure del proprio corpo e sempre meno fiduciose delle loro percezioni. Ma purtroppo quando le donne abbandonano il loro corpo, accade spesso che il piacere abbandoni le donne, ed ecco il diffondersi anche di tanti problemi di natura sessuale. Ma non solo. Quando le donne non riescono più a dialogare con il proprio corpo, non è raro che si ravveda in loro un qualcosa di doloroso anche nel modo di muoversi, nello sguardo, nell’espressione del volto, nei gesti. Ma se il viso è teso, se i gesti sono a scatti, se il corpo è rigido e si muove come un blocco unico non ci può essere bellezza, non ci può essere armonia. Anche se la donna è bella, c’è qualcosa di distonico che viene emanato. Al contrario, all’interno di un processo conoscitivo esclusivamente di tipo maschile, il corpo viene suddiviso in tante parte: per essere studiato, analizzato, monitorato. Ma se una certa medicalizzazione può essere utile, il suo eccesso non lo è.
La signora ha l’emicrania, il signore ha perso la testa…
È agli ormoni e alla loro fluttuazione durante il ciclo femminile (estrogeni e progesterone), che i medici attribuiscono l’incidenza tre volte maggiore delle emicranie nelle donne rispetto agli uomini. Questa differenza vale solo per gli adulti perché fino alla pubertà non sussiste alcuna differenza tra ragazzi e ragazze. Si tratta però di un’inegualità relativa, poiché a questi stessi ormoni si attribuisce un effetto riparatore sul cervello. Le statistiche dimostrano, infatti, che, in caso di ictus cerebrale o di trauma cranico, le donne recuperano meglio le loro facoltà. Oltre al fatto che il loro cervello invecchia in generale molto meglio rispetto a quello degli uomini.
Più fantasiosa. Sa farsi guidare dalle emozioni e dall’immaginazione
“La logica ti porterà da A a B. L’immaginazione
ti porterà dappertutto”.
(Albert Einstein)
Oltre al corpo calloso le ricerche hanno evidenziato che esiste un’altra area del cervello nella donna che appare più voluminosa e attiva rispetto all’uomo. “Si tratta di una zona dei lobi frontali, ossia la corteccia frontale dorso laterale, che sovrintende ai processi di memoria a breve termine, alla programmazione e valutazione delle procedure e delle decisioni per raggiungere uno scopo” – spiega sempre il Professor Pancheri. “Questa zona della donna ha uno spessore maggiore ed è collegata con le cosiddette aree “limbiche” (la sede dell’emotività), che, sempre nella donna, a parità di stimoli, si attivano più intensamente”. Il processo decisionale delle donne, quindi, è influenzato emotivamente in misura maggiore rispetto a quello degli uomini. Secondo Pancheri si possono seguire due strade diverse quando si tratta di prendere delle decisioni importanti: fare dei ragionamenti basati sulla logica, scegliendo le opzioni che presentano maggiori probabilità di successo, oppure introdurre fattori di tipo emozionale che modificano la valutazione delle alternative e che possono far scegliere opzioni all’apparenza, ma solo all’apparenza, meno vantaggiose. Con questo meccanismo influenzato dalle emozioni si possono fare delle scelte vincenti che altri non farebbero mai. Seguendo una logica maschile, che usa ragionamenti sequenziali, con una rigida valutazione dei rischi, si possono rifiutare delle opzioni solo perché sarebbero perdenti secondo una logica probabilistica, mentre nella realtà sarebbero vincenti. Secondo l’esperto, una donna, invece, sulla base di un feeling emozionale, può percepire delle variabili non esattamente quantificabili e prendere decisioni più vincenti e corrette. Una donna con un equilibrio emozionale normale può sicuramente prendere decisioni importanti con più probabilità di successo di un uomo, per le influenze del ragionamento parallelo e per quelle emotive. Ciò può costituire un rischio se l’emotività è eccessiva, magari per ragioni patologiche o meno. Secondo gli esperti la donna è avvantaggiata di fronte a situazioni complesse, perché il cervello femminile è meno “rigido” e quindi è portato ad analizzare uno spettro più ampio di varianti pur disponendo degli stessi schemi sequenziali logici di ragionamento dell’uomo. L’attuazione ed esecuzione di schemi di ragionamento standard, abituali e consolidati è più rapida negli uomini, probabilmente. Secondo Pancheri, se deve prendere una decisione, il cervello maschile tende a negare eventuali variabili, ad escluderle, ed è quindi avvantaggiato in situazioni semplici e schematiche.
Sentimento e ragione: vivere con il cuore e con la testa
“Nelle donne ogni cosa è cuore, anche la testa”.
(Jean Paul Richter)
È ciò che si dice da sempre: l’uomo vive con la testa e la donna con il cuore. Il mondo femminile è caratterizzato dal codice del sentimento, il mondo maschile dal codice della ragione. Lei è più vicina al cuore, la sede dell’amore e dei sentimenti. Lui è più vicino alla testa, la sede dell’intelletto e della logica. Le donne infatti si orientano meglio nell’area dell’affettività mentre gli uomini nell’area della razionalità. E questo è uno degli aspetti fondamentali che ci si dovrebbe “scambiare” in una relazione di coppia, la donna ha bisogno di acquisire un po’ di yang per riequilibrare la sua energia, e idem per l’uomo che, anche se non lo ammette a se stesso, ha bisogno di contattare il proprio cuore ed è senz’altro una cosa che una donna integrata è in grado di trasmettergli. L’universo femminile esprime con più facilità i vissuti interiori ed è molto più a suo agio nella galassia dei sentimenti rispetto all’uomo. Le donne si emozionano facilmente: si commuovono al cinema, a teatro e in tutte le situazioni umane toccanti. Gli uomini sono più razionali e distaccati. È più difficile sentirli esprimere i propri vissuti: non manifestano le emozioni con la frequenza delle donne. Lei dice a lui: «Non hai sentimenti. Sei tutto testa». Lui dice a lei: «Sei troppo emotiva». Le donne si lamentano che gli uomini sono “sentimentalmente avari”, non danno dimostrazioni di tenerezza, non esprimono ciò che sentono. Gli uomini sostengono invece che le donne sono troppo emotive, non sono abbastanza logiche, non si controllano.
Il senso dell’orientamento
Nell’aprile scorso è stato pubblicato uno studio effettuato con la visualizzazione cerebrale dai ricercatori dell’Università di Ulm (Germania), che accredita l’ipotesi che donne e uomini non applichino le stesse strategie al volante della loro automobile per orientarsi in una città sconosciuta. Conosciamo le esperienze che consistono nel sistemare un topo in un labirinto per osservare come ne uscirà. A Ulm, delle persone dei due sessi sono state poste davanti ad uno schermo che presentava virtualmente un labirinto abbastanza complesso. Risultato: per trovare l’uscita le donne hanno utilizzato la loro corteccia parietale e prefrontale destra, mentre gli uomini hanno utilizzato maggiormente il loro ippocampo sinistro, una struttura localizzata nella profondità del cervello. Questo risultato corrobora quello che gli psicologi hanno notato da tempo: quando si testano le capacità di rappresentazione spaziali, esistono delle differenze sostanziali nelle prestazioni tra i due sessi. Infatti molti maschietti hanno spesso deriso le loro donne disperse per le strade di città caotiche, stupiti della scarsa abilità femminile nel leggere una mappa e nel districarsi fra le periferie urbane. Anche la destra e la sinistra per lui sono più facili, per lei un po’ meno. Gli uomini hanno di solito uno spiccato senso delle due direzioni: destra e sinistra. Le donne no. Lui resta per esempio sorpreso dal fatto che per lei riconoscere l’una o l’altra direzione non è immediato, ma deve pensarci qualche attimo. Spesso la donna, per individuare la destra dalla sinistra, pensa alla mano con cui scrive, magari rappresentandosi mentalmente l’atto della scrittura. Oppure sente il braccio su cui tiene l’orologio. O ancora sfiora il dito della mano in cui porta la fede nuziale. Idem per il parcheggio: una manovra per lui, vari tentativi per lei. La percezione spaziale maschile, più sviluppata di quella femminile, favorisce gli uomini anche nelle manovre con l’auto. È nota invece la maggiore difficoltà che incontrano le donne quando devono parcheggiare in un luogo affollato o fare una manovra di retromarcia o inversione.
Perché le donne hanno meno senso di orientamento dei maschi? Come mai questa abilità si è sviluppata, nell’evoluzione, di più negli uomini? Magari perché la donna dell’età della Pietra si allontanava di meno dall’accampamento, limitata com’era dal dover accudire e trasportare con sé i figli. Erano invece gli uomini a spingersi lontano per battute di caccia che potevano spingersi fino a 30 chilometri dall’accampamento. Così tra gli uomini il senso dell’orientamento si è sviluppato, di solito, in maniera maggiore che nell’altro sesso. In compenso negli uomini è minore la capacità di comprendere linguaggi poco articolati, quali quelli dei bambini piccoli, abilità nella quale la donna è di molto superiore.
Le donne sono migliori nelle funzioni del linguaggio
Anche prima che gli scienziati fossero capaci di visualizzare il funzionamento del cervello oppure d’identificare un messaggero chimico particolare in seno ai neuroni, la ricerca in psicologia ha accumulato una grande quantità di risultati “sessisti” grazie a test di svariata natura. Nessuno contesta oggi che gli uomini siano in generale più dotati per i ragionamenti matematici e meccanici, così come nei compiti visivi dove si tratta di immaginare la rotazione di un volume nello spazio oppure la traiettoria di un oggetto che si sposta. Le donne si mostrano invece superiori negli esercizi collegati al linguaggio; memorizzare degli oggetti posti su di un tavolo, trovare dei sinonimi, enunciare più parole che cominciano con la stessa lettera. Esse possiedono in generale un’elocuzione facilitata e padroneggiano meglio la grammatica e l’ortografia. Occorre aggiungere inoltre che si contano un numero maggiore di uomini affetti da problemi collegati alla lettura e al linguaggio, come la dislessia e la balbuzie. In questa constatazione nessuno potrà mai affermare in che misura interviene l’innato e l’acquisito. Le cellule nervose infatti non obbediscono solamente alla genetica: tessono le loro reti in funzioni degli stimoli. È dunque evidente che una parte delle differenze tra i sessi sono la conseguenza dei giochi praticati nell’infanzia, e ben inteso dell’educazione. Alcuni scienziati propongono una spiegazione a queste differenze. Esse sarebbero il risultato dell’evoluzione che ha portato i due sessi a suddividere i compiti necessari per la sopravvivenza durante migliaia di anni. Siccome il bebè nasce con un grosso cervello, il corpo femminile ha dovuto adattarsi, nel caso specifico nella forma delle anche. Il bambino, a differenza di altri esseri viventi, richiede inoltre cure e protezione per un lungo periodo. La sopravvivenza del gruppo ha necessitato quindi lo stabilimento di una base abitativa e la suddivisione del lavoro: la donna al focolare domestico e l’uomo a caccia. La caccia avrebbe stimolato nell’uomo una migliore capacità visuo-spaziali. Nella donna, la vita sociale e l’educazione dei giovani avrebbero stimolato lo sviluppo del linguaggio… Seguendo quest’ipotesi, si potrebbe trarre una conclusione: le donne hanno contribuito più degli uomini allo sviluppo degli elementi che caratterizzano la nostra umanità: l’evoluzione delle zone cerebrali implicate nella parola e nel pensiero. È forse proprio per ricordarci la nostra storia evolutiva che le bambine parlano solitamente prima dei maschietti?
La resistenza allo stress
La cosa più sorprendente, però, è che la donna risulta molto più resistente del maschio agli stress: sia in campo fisico che psicologico. E non solo per la ragione, ormai nota a tutti, che la donna da un punto di vista cardiocircolatorio risulta più protetta, in virtù di una più alta concentrazione di estrogeni, ormoni che hanno un’azione protettiva sulle arterie. Nel 1997 un gruppo di importanti fisiologi dell’Università di Cape Town (Città del Capo – Sud Africa) si prese la briga di studiare come mai con l’aumentare della distanza in chilometri, il divario cronometrico tra uomini e donne tendesse a diminuire sempre di più. Infatti, per distanze tra i 5 e i 42.2 km della maratona, il divario uomo-donna risulta netto, ma su prestazioni con distanza superiore alla maratona (le ultra maratone, per l’appunto) tale divario tende a diminuire in modo molto significativo. Il monumentale studio evidenziò che:
• le donne hanno probabilmente una maggiore capacità di ossidare gli acidi grassi; in parole semplici riescono ad utilizzare in misura maggiore il grasso corporeo come combustibile, risparmiando il prezioso e limitato glicogeno muscolare ed epatico (la “benzina super” del nostro organismo);
• le donne (a parità di velocità) hanno una corsa “più economica” dei maschi, nel senso che si muovono in modo più efficace, diminuendo la spesa energetica. In parte (come indicato da altri studi) questo fattore sarebbe influenzato dalla migliore capacità elastica della muscolatura femminile, in grado di “restituire” una maggiore percentuale della forza trasmessa al terreno.
In realtà sembra che la popolare convinzione che le donne posseggano soglie più alte per la percezione del dolore non rispecchi la realtà. Recenti studi compiuti presso la “Pain Management Unit” dell’Università di Bath farebbero pensare che le donne siano in realtà più vulnerabili al dolore (lo prova la schiacciante maggioranza femminile tra i pazienti che soffrono di sindromi dolorose croniche), ma che siano costrette ad affrontare questa esperienza più frequentemente durante la vita, in un maggior numero di aree del corpo, più spesso e più a lungo degli uomini. Ciò in qualche modo le renderebbe più “abituate” a confrontarsi con le sensazioni dolorose. La donna è anche più capace – mediamente – di gestire lo stress: da un punto di vista psicologico le donne tendono ad affrontare i problemi ricorrendo di più al supporto sociale o gestendo le emozioni negative, mentre i maschi tendono a concentrarsi maggiormente sulla soluzione del problema in sé. Lo stile femminile risulta spesso vantaggioso, in quanto l’incapacità maschile di gestire l’aspetto emozionale spesso conduce a disturbi di tipo somatico.
Pensiero circolare o pensiero lineare? La donna: l’interconnessione / l’uomo: la settorializzazione
Tra maschi e femmine sembra ci sia una discriminante anche nel modo di ragionare, di affrontare problemi e trovare soluzioni. L’uomo ha una mente detta “lineare”, si impegna fino in fondo su una e una cosa soltanto, che assorbe tutta intera la sua attenzione. La donna ha invece un cosiddetto “pensiero circolare”, che la mette in grado di eseguire più compiti e diversificati tra loro (il famoso multitasking!). Ma torniamo di nuovo un attimo al passato… Mentre l’uomo va con l’aratro o a caccia tutto il giorno, svolgendo ripetitivamente operazioni monotone, la sua donna esegue più azioni contemporaneamente: controlla la cottura dei cibi, sorveglia i neonati, cura gli anziani, zappetta l’orto e intanto pensa anche a ristrutturare e ad abbellire la capanna. In altre parole il mondo femminile è caratterizzato dal pensiero interconnesso mentre quello maschile dal pensiero settoriale. Il pensiero interconnesso, tipico del femminile, è definito anche pensiero a rete. Questo tipo di pensiero è così chiamato perché interconnette i singoli elementi uno all’altro e porta a pensare e a vedere la realtà nella sua globalità, in una prospettiva ampia, in una visione d’insieme. Il pensiero settoriale, tipico del maschile, è definito anche pensiero a blocchi. Questo tipo di pensiero settorializza i singoli elementi. Li affronta uno per volta e porta a valutare e a vedere la realtà nelle sue singole parti, in una prospettiva frazionata. Se vogliono descrivere questo tipo di pensiero con una metafora potremmo dire che gli uomini vedono i singoli alberi e le donno vedono il bosco. Ecco perché se fate una domanda a un uomo che legge il giornale spesso non ottenete una risposta. La reazione è spesso quella di pensare che si disinteressi di voi. In realtà non è così: lui non ha proprio sentito! Quando lui è impegnato in qualcosa tende ad annullare gli stimoli estranei, perché il suo processo mentale è più canalizzato. Questi codici femminili e maschili si esprimono diversamente anche nel modo di gestire e risolvere i problemi. Il pensiero settoriale è analitico e risolve i problemi per gradi, affrontando i passaggi uno alla volta. Il pensiero interconnesso è sintetico e quindi affronta i problemi come un tutto unico. La donna tende a entrare nelle sfumature, a spaziare in ogni diverso aspetto. Nell’uomo, al contrario, prevale una visione sintetica, che riassume il nocciolo della questione, senza la propensione verso i particolari. Per lui affrontare un problema addentrandosi in tutti i dettagli significa disperdersi e complicarlo ulteriormente. Per lei invece valutare ogni sfumatura è un aiuto per comprendere meglio la situazione sotto i vari punti di vista, trovando così la giusta soluzione. “Vai al dunque” dicono spesso gli uomini parlando con le donne. Quindi: contesto immediato per gli uomini e contesto più ampio per le donne. Il maschile ama quindi i tracciati, i percorsi a punti e linee, i segmenti, i moduli, le tappe, dove è possibile procedere secondo direzioni ben precise. Il femminile invece si muove a proprio agio negli spazi circolari, ondulatori, nei percorsi non segnati da spigoli, dove è possibile fluttuare. Ovviamente ambedue i tipi di pensiero fanno parte di ogni essere umano. Gli uomini si esprimono però più spontaneamente con il primo, le donne con il secondo.
La donna: l’empatia – l’uomo: la leadership
La donna è caratterizzata dall’empatia, l’uomo dalla leadership. Cosa significa? Per comprenderlo è necessario definire i due concetti. L’empatia: mi metto nei tuoi panni. L’empatia è la capacità di riconoscere i vissuti degli altri, i loro pensieri e le loro emozioni. Con l’empatia ci si sintonizza sulla stessa lunghezza d’onda dell’altra persona perché si è in grado di capire e prevedere i suoi comportamenti. Provare empatia significa uscire dal proprio universo interiore di vissuti, sentimenti e percezioni per entrare nell’universo interiore dell’altro. E comprenderlo. Chi è dotato di questa abilità non solo si accorge dei sentimenti degli altri, ma si chiede anche che cosa gli altri provino, pensino e desiderino in un certo momento. L’empatia è quindi il desiderio di relazioni e legami. Nella media, le donne sono più empatiche degli uomini. La leadership, invece, è la direzione e la guida degli altri. Un individuo viene definito leader, o capo, quando le sue idee, le sue decisioni, i suoi comportamenti e i suoi atteggiamenti influenzano notevolmente il prossimo. Questa abilità porta istintivamente ad assumere il ruolo di comando e deriva da doti naturali o dalla posizione sociale. Per questo motivo si può anche definire rango o status e spinge verso la ricerca di relazioni gerarchiche. Le persone che possiedono questa dote sono coloro che, in caso di incertezze e indecisioni, prendono in mano la situazione perché sanno con chiarezza come agire. Sono anche coloro che in caso di imprevisti o di risvolti inattesi sanno intervenire tempestivamente, per il proprio bene e per quello delle persone di cui sono responsabili. Un leader stabilisce le direttive, soddisfacendo un’esigenza di chiarezza nei compiti che ciascuno sta svolgendo: come agire e per quale scopo. Gli uomini, in media, sono più portati verso la leadership rispetto alle donne; una leadership che, in questa epoca storica, spesso si trasforma in mera, bieca e disumana competizione, mentre la donna si pone maggiormente alla ricerca della collaborazione, del confronto costruttivo e della decisione di gruppo. Ma il modello competitivo ha fatto il suo tempo. Lo abbiamo vissuto, sperimentato, abbiamo compreso che il risultato è qualcosa di simile alla legge del più forte (e del più furbo). Questo modello non agevola per nulla la crescita e lo sviluppo psicologico e spirituale della persona, né tanto meno la produttività di lavoratori e impiegati sottoposti a manager vecchio stile e poco illuminati… Un nuovo paradigma è proprio qui davanti a noi, ora, il modello collaborativo, in cui ognuno si sperimenta e contribuisce in base al proprio talento. Credo che molte donne stiano cercando di andare in quella direzione.
Anche molti interessi femminili e maschili dipendono dai codici della leadership e dell’empatia. Nei film “al femminile”, per esempio, i protagonisti sono l’uomo e la donna, lui e lei. Le relazioni sono basate sul parlare, discutere, analizzare, cioè conoscersi in profondità. Nei film “al maschile” i protagonisti sono invece l’uomo, lui, e il suo grande nemico da sconfiggere. Le relazioni sono basate sulla forza, il dominio e la supremazia. Nei film per donne vi sono sempre i bambini, la famiglia, le relazioni significative con gli altri. Nei film per uomini ci sono il lavoro, gli obiettivi da raggiungere, le vittorie, i nemici da combattere per raggiungere il dominio. Il finale, nei film femminili, è l’armonia delle relazioni, l’amore o la pace che ritorna. Nei film maschili invece è l’affermazione di sé con la vittoria sul nemico o la conquista degli obiettivi per cui ci si è battuti.
La realizzazione personale: competenza per lui, relazione per lei
Anche la realizzazione personale è spesso una cosa diversa per uomini e donne. Lui la associa alla competenza, all’efficienza e agli obiettivi raggiunti. Importanti sono la condizione sociale, il rango, lo status, la professione, il prestigio, le proprietà e i beni materiali. L’identità maschile si forma in larga misura grazie alla capacità di ottenere risultati concreti. Un uomo attribuisce quindi molto valore al raggiungimento di un obiettivo. Per lui è importantissimo, perché è un modo per aumentare la stima di sé. Fondamentale è anche riuscire a farcela da solo. Per lei invece la realizzazione personale dipende molto dalle relazioni che instaura con i figli, il partner, le amiche, i colleghi di lavoro, i parenti. La cerca anche nella comunicazione, nella comprensione degli altri e nel sostegno. La donna costruisce quindi la propria identità a partire dalla qualità delle relazioni che riesce ad instaurare con gli altri. L’uomo dà priorità al lavoro, agli obiettivi, all’affermazione personale. I risultati concreti sono per lui molto importanti perché rappresentano un modo per dimostrare le sue capacità e quindi star bene con se stesso. La donna invece dà priorità alle relazioni. I rapporti con gli altri assumono un valore centrale perché nello scambio empatico lei si sente realizzata. Sicuramente anche per lui sono importanti le relazioni con gli altri così come per lei è importante l’affermazione personale, per esempio nel lavoro. Però le priorità femminili e maschili non sono le stesse. Quindi un insuccesso sul lavoro per l’uomo è più doloroso rispetto alla donna. Invece un insuccesso in famiglia, per esempio con i figli, per una donna è più doloroso rispetto all’uomo.
Atteggiamenti opposti anche in amore: la selezione oculata
Anche i programmi riproduttivi dei due sessi sembrano dipendere dalle diverse intelligenze di maschi e femmine. Questi programmi riguardano aspetti quali il meccanismo di scelta del partner, il desiderio di miglioramento e conservazione della specie, il diverso legame con i figli. Il patrimonio genetico della donna è contenuto nelle uova ed è limitato numericamente; l’uomo invece può anche permettersi di sprecarlo perché ne ha in abbondanza. Ne consegue che una donna seguirà nella scelta di un partner un albero decisionale complesso, anche se non ha intenzione di avere un figlio. Questo processo decisionale, in gran parte inconscio, è condizionato da milioni di anni di evoluzione, mirati ad assicurare ad ogni suo uovo una fecondazione tale che assicuri al figlio il miglior patrimonio genetico possibile. Questo la porterà ad escludere o scegliere un uomo. Non si tratta di un calcolo da parte della donna, perché si parla di comportamenti inconsci che mirano alla protezione della prole e al miglioramento della specie. Tali meccanismi vengono messi in atto anche nella scelta di un partner per una sola notte, occasionale. Sempre secondo Pancheri, l’uomo può “sprecare” senza problemi un patrimonio più ricco. Tutto il processo di scelta del partner è più semplice. Si basa quasi esclusivamente sui caratteri sessuali secondari, esteriori, per scegliere una donna piuttosto che un’altra. L’attrazione per l’uomo è questa. Prima o poi trova la donna giusta. Però chi sceglie veramente è la donna; la scelta che fa il maschio non è precisa né oculata. Anche il legame biologico che si instaura tra madre e figlio dipende da caratteri che sono presenti nel cervello femminile e non in quello maschile. Durante il parto e l’allattamento viene rilasciata una sostanza, l’ossitocina, che dà un imprinting al cervello che dura tutta la vita – spiega lo psichiatra. Alla base dei meccanismi di protezione dei figli e di conseguenza dei comportamenti aggressivi delle mamme per difenderli dalle minacce c’è questa sostanza. Non esiste questo condizionamento nell’uomo e l’interesse per il figlio inizia solo quando il bambino è in grado di interagire con lui. Discorso simile anche in termini di sessualità. Le differenze tra uomo e donna nel comportamento sessuale si delineano già dalla fase del desiderio. L’uomo spesso è un “cacciatore” instancabile, sempre disponibile ai rapporti sessuali. La donna, invece, si lascia maggiormente condizionare da stati d’animo e fattori psicologici, che possono riflettersi negativamente sulla sua sessualità. L’uomo, quando ha un rapporto sessuale molto soddisfacente, vive una piena gratificazione fisica e mentale. La donna, invece, anche se il rapporto sessuale è appagante, non si sente soddisfatta se il contatto emotivo col partner è scarso o assente. Mentre lui tende a identificare l’appagamento di tipo fisico con quello emotivo, lei vive la sessualità come una dimensione più affettiva. In sintesi il desiderio per lei è rappresentato più che altro dall’intimità emotiva, mentre si parla maggiormente di contatto fisico per lui. Discorso molto simile per l’appagamento: fisico per lui, affettivo per lei.
Schema riassuntivo
Ma procediamo ad un sunto più schematico e a una sorta di ricapitolazione, così da poter fissare più facilmente le numerosissime informazioni fin qui esposte:
Caratteristiche dell’emisfero sinistro: Cervello Ingegnere
• Verbale: usa la parola per manipolare, descrivere e definire;
• Analitico: risolve le cose poco a poco e blocco per blocco;
• Simbolico: usa un simbolo per rappresentare qualsiasi cosa;
• Astratto: prende un piccolo frammento di informazione e lo utilizza per rappresentare il tutto;
• Temporale: considera il tempo e l’ordine delle cose in successione;
• Razionale: tira conclusioni basate sulla ragione e sui dati;
• Non-spaziale: non vede le relazioni tra una cosa e l’altra e come le parti si uniscano per formare un tutto.
• Logico: tira conclusioni basate sulla logica, tutto segue un ordine logico come ad esempio un teorema matematico;
• Lineare: pensa in funzione di idee concatenate, come se fosse un pensiero.
Caratteristiche dell’emisfero destro: Cervello Poeta
• Non-verbale: ha conoscenza delle cose tramite una modalità di relazione non-verbale;
• Sintetico: unifica le cose per formare un unico insieme;
• Concreto: si relaziona con le cose così come esse sono e nel momento presente;
• Analogico: osserva la somiglianza tra le cose, comprende le relazioni in maniera metaforica;
• Atemporale: non tiene conto del tempo;
• Non razionale: non ha bisogno di basarsi sulla ragione né sui dati;
• Spaziale: vede le relazioni tra una cosa e l’altra ed il modo come le parti si uniscono per formare un tutto;
• Intuitivo: si basa su dati incompleti, sensazioni e di immagini;
• Olistico: osserva la totalità delle cose in una volta sola, percepisce le forme e le strutture connesse.
Le differenze cerebrali di genere consistono essenzialmente in:
• Fattori genetici: ogni cellula di un essere vivente, e quindi anche quelle del cervello umano, sono evidentemente di specie maschile o femminile contenendo nel proprio DNA rispettivamente una genetica di tipo XY ed XX;
• Fattori ormonali: l’ipotalamo e l’ipofisi del cervello secernono messaggeri ormonali che in seguito interagiscono diversamente nella produzione degli ormoni sia del testosterone maschile che del progesterone e degli estrogeni femminili;
• Asimmetrie strutturali: il cervello dei maschi è più grande nel cervello dato che il cervello maschile contiene più liquido cefalo-rachidiano, così che con l’avanzare dell’età il cervello degli uomini si restringe più rapidamente; inoltre esso contiene più “materia bianca”, cioè un numero più elevato di prolungamenti delle cellule nervose (assoni) che collegano distanti regioni cerebrali facilitando il trasferimento di informazioni; infine, solo una regione dell’ipotalamo è più grande di circa il 5% nei maschi dove sembra risiedere una attività di eccitazione sessuale più elevata rispetto alle femmine.
Il cervello dell’uomo:
• Giunzione temporo-parietale: più attiva negli uomini, rafforza la loro capacità di analizzare problemi;
• Corteccia Parietale: più grande negli uomini, favorisce una spiccata intelligenza spaziale;
• Nucleo pre-mammilare dorsale: più grande negli uomini, li rende più sensibili ad identificare potenziali minacce;
• Area tegmentale ventrale: più attiva negli uomini, è al centro del cervello che produce la dopamina;
• Giunzione temporo-parietale: più grande negli uomini, rende più inclini all’attività fisica.
Il cervello della donna:
• Corteccia pre-frontale: più grande nelle donne, dove si sviluppa circa due anni prima, le rende meno inclini a infuriarsi;
• Corteccia frontale: più complessa e grande nelle donne, ne favorisce la capacità di prendere decisioni;
• Corteccia cingolata anteriore: più grande nelle donne, è la zona delle decisioni istintive, rende le donne più capaci di pesare le diverse opzioni;
• Corteccia insulare: più grande nelle donne, è l’area dell’istinto femminile;
• Amigdala: davanti a un film dell’orrore nelle donne si attiva il lato sinistro più attento ai dettagli, negli uomini quello destro associato all’azione;
• Ippocampo: più grande nelle donne che spesso hanno migliore memoria dei dettagli, piacevoli o spiacevoli.
Le conseguenze di tutto ciò? Il cervello femminile sembra avere una marcia aggiuntiva, dovuta alle particolarità della sua forma e di alcune sue funzioni. Tali caratteristiche “femminili” permettono di superare i rigidi schemi di una logica meccanica e sequenziale tipici della mente maschile. Infatti l’uomo tende ad elaborare la realtà basandosi soprattutto sull’emisfero sinistro, razionale, logico e rigidamente lineare, mentre la donna utilizza in misura maggiore l’emisfero destro che permette di compiere operazioni mentali in parallelo, ed è più legato alla sfera emozionale e al linguaggio analogico. Il celebre “intuito” femminile si basa proprio su questo: sulla possibilità del cervello di elaborare la realtà in modi diversi e paralleli. Vantaggi? In situazioni complesse è avvantaggiata la donna, perché il cervello femminile è meno “rigido” e quindi è portato ad analizzare uno spettro più ampio di dati e possibilità. Il cervello maschile è favorito in situazioni semplici e collaudate. Le donne usano molto l’intuito. “Sentono” se una persona è triste o insoddisfatta anche se dice che va tutto bene. O “fiutano” un pericolo da piccoli segnali ambientali captati e registrati intorno a sé. Danno considerazione a tutto ciò che può essere percepito. Indovinano meglio il non detto, tengono più conto del contesto e di tutte le fonti di informazioni periferiche – come i linguaggi non verbali – emessi dalle persone o provenienti dalle situazioni. Un esempio è la madre che da un’altra città telefona alla figlia per sapere se va tutto bene, perché “le sembrava che ci fosse qualcosa che non andava”. O le amiche del cuore che si chiamano al telefono nello stesso momento. Chi non ha mai sentito una donna fare affermazioni di questo genere: «Sento che questa è la decisione giusta». A parlare così è il codice dell’intuizione, dominio dell’universo femminile. Al contrario, avete invece mai osservato chi adora i giochi in cui bisogna impegnarsi e seguire una strategia? Chi ama assemblare, costruire, smontare e riparare ogni sorta di oggetti? Chi è irresistibilmente attratto da qualsiasi cosa sia dotata di un telecomando? Se la risposta è sì, in questo caso siete di fronte al codice della sistematizzazione, dominio dell’universo maschile. Questi due diversi aspetti, pur essendo presenti in ogni essere umano, caratterizzano rispettivamente il comportamento della donna e dell’uomo.
L’universo maschile è infatti il dominio della sistematizzazione (“comprendo perché tutto ha una logica”). Cosa significa essere sistematici? Significa affrontare la realtà cercando di comprendere razionalmente il modo in cui si verifica un evento o si attua il funzionamento delle cose, per esempio di un utensile, di un meccanismo a orologeria o di uno strumento tecnologico. Lo scopo della sistematizzazione è quello di capire e prevedere eventi o conoscere il funzionamento degli oggetti e dei fenomeni. Per comprendere questo processo mentale è innanzitutto necessario definire cosa è un sistema: i motori e i computer, per esempio, sono sistemi. E sono molto più amati dagli uomini che dalle donne. In virtù di ciò, anche l’uso delle istruzioni è molto diverso per l’uomo e la donna: lui le segue attentamente, lei prova e riprova. Ovvero lui di solito si attiene scrupolosamente alle indicazioni sull’utilizzo, lei molte volte preferisce “provare”, ignorando libretti di istruzioni ed eventuali raccomandazioni scritte. Tuttavia per sistema non si intende certo solo una macchina, ma qualunque cosa sia governata da regole. Sono sistemi la matematica, la fisica, la chimica, l’astronomia, la logica, la musica, la strategia militare, la navigazione, l’economia. Gli uomini, in media, sono più sistematici delle donne. Hanno cioè la tendenza ad analizzare, a ragionare e quindi a ricavare le regole fondamentali per una conoscenza reale delle cose. Cosa piace alla mente sistematica? La catalogazione, per esempio. Per gli uomini raccogliere dati e classificarli è un processo mentale spontaneo e divertente. Lui conosce i nomi di tutti i giocatori della squadra per cui tifa, i risultati delle partite giocate negli anni, i goal più importanti di ogni giocatore. Questo è un esempio del raccogliere dati e catalogarli, magari semplicemente nella memoria. Gli sport più amati dagli uomini come il calcio o il baseball sono giochi di squadra con tante regole e sistemi organizzativi: la sistematizzazione è predominante. Un uomo appassionato di un qualsiasi genere musicale, conoscerà probabilmente i nomi dei più famosi musicisti, la loro produzione discografica, le date dei concerti e le formazioni più importanti. Questo diverso approccio (codice dell’intuizione per lei e della sistematizzazione per lui) è paradossalmente anche applicabile e visibile in un frangente semplice come quello dei lavori domestici. Lei spesso nelle faccende di casa usa il “colpo d’occhio” per valutare dove intervenire e le priorità da seguire. Lui invece preferisce programmare i lavori e cercare una metodicità d’intervento. Il colpo d’occhio è ciò che fa capire all’istante a una donna cosa c’è da fare, appena entra in una stanza. Se invece l’uomo si applica al settore “lavori domestici”, lo farà con la mente sistemica, programmando e suddividendo i lavori in un percorso logico e sequenziale.
Si potrebbe continuare per le lunghe, in effetti, perché numerosi sono gli studi neuro-specialistici emergenti in materia. In ogni caso c’è da ricordare che “differenza” non è sinonimo di discriminazione, “differenza” non significa un più o un meno, un meglio o un peggio, significa ciò che la parola vuol dire: diversità. E personalmente credo che amare (sia se stessi che qualcuno al di fuori di noi) significhi anche, forse soprattutto, fare della diversità un’unità; “amare è accettare l’antipatico che è nell’altro” diceva la mia saggia nonna materna, e io aggiungo “anche quello dentro di noi”, come il principio dell’Ombra ci insegna così bene. Certamente la scienza progredisce e accanto ai dati oggettivi si affiancano spesso abusi, interpretazioni affrettate, forzature, come afferma Chiara Lalli, che, il 29 dicembre 2011, pubblicava sul “Corriere della Sera” un curioso articolo intitolato: “Nel cervello delle donne”.
In questo testo, la giornalista afferma che conoscenza del nostro cervello dev’essere considerata non in senso univoco e riduttivo, bensì come un gran apporto che ci serva ad integrare le molteplici dimensioni di quel gran mistero che è l’essere umano. È la libertà umana che può utilizzare informazioni scientifiche manipolandole, creando aspettative inesistenti, paure senza fondamento… La Neuroetica (nata nel 2002) vuole essere quella riflessione ponderata che cerca di incasellare razionalmente i numerosi dati neuro-scientifici all’interno di una cornice che spieghi e dia senso pieno alla verità della e sulla persona umana. Questa riflessione risulta sempre più necessaria in un clima culturale dove l’ignoranza e i pregiudizi proliferano e possono creare anche tensioni di non poco conto.
Quindi, per riderci un po’ su e sdrammatizzare…
Le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte: le differenze scritte nei codici
“Gli uomini e le donne pensano diversamente, vivono diversamente, e soprattutto, parlano lingue diverse, per cui comportamenti simili assumono per gli uni e per le altre significati opposti. Ma allora comunicare è impossibile? Assolutamente no, anzi: capirsi può diventare persino un gioco nel momento in cui si è coscienti delle diversità tra uomo e donna”
(John Gray – “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”)
Come abbiamo avuto modo di constatare nei paragrafi iniziali di questo capitolo, l’universo femminile e l’universo maschile rappresentano due modi differenti di pensare, di relazionarsi, di vedere il mondo e di vivere le emozioni. Uomini e donne concepiscono la vita in maniera diversa e la affrontano basandosi su schemi mentali diversi. A parità di vissuti, le risposte non sono le stesse. Questa diversità si evidenzia in qualsiasi relazione tra donna e uomo con: il partner, i figli, i genitori, gli amici, i colleghi. Uno dei presupposti per una buona intesa tra universo femminile e maschile risiede quindi nella conoscenza di queste differenze, cioè dei codici maschili e femminili. Ecco i principali e, a seguire, il confronto tra qualità positive e negative (nel caso di una non-integrazione***) secondo la dottrina della psicologa statunitense Leela Susan Lovegarden (autrice del libro “La vita che vuoi” – Urra Ed. – a cui farò specifico riferimento nell’ultimo paragrafo di questo capitolo) :
IL FEMMINILE – YIN
CIRCOLARITA’
(emisfero destro,
che governa la parte sinistra
del corpo)
Accoglienza
Empatia
Intuizione
Irrazionale
Sentimento
Interconnessione
Sincronicità
Ascolto
Morbidezza
Dolcezza
Inclusione
Introspezione
Ricettività
Accudimento
Sensibilità
Flessibilità
Cambiamento
Creatività
Praticità
Collettività
Lasciare-si andare
Complessità
Spiritualità
Essere
Corpo
Ignoto
Inconscio
Soggettività
Percezioni e sensazioni
Emozioni e sentimenti
Immaginazione
Caos
Istinto
Natura lunare
Sottile
Liscio
Colorato
Leggerezza
Dilatato
Fantasioso
Silenzio
Caldo
Mutevole
Liquido
Mobile
Invisibile
Fluido
Aperto
Complesso
Mutabile
Implicito
Simultaneo
Diffuso
Concavo
Atemporale
Sogno
Discendente
Spazi
Plurale
Sinistra
Collaborazione
Vulnerabilità
Riposo, Attesa
Passività
IL MASCHILE – YANG
LINEARITA’
(emisfero sinistro,
che governa la parte destra
del corpo)
Eroismo, Penetrazione
Leadership
Analisi
Razionale
Ragione
Settorializzazione
Causalità
Giudizio
Durezza
Irruenza
Esclusione
Estroversione
Reazione
Protezione
Distacco
Fermezza, rigidità
Conservazione
Strutturazione/programmazione
Astrazione
Individualità
Controllo, Volontà
Essenzialità
Manifestazione
Fare
Mente
Conosciuto
Conscio
Oggettività
Ragione
Razionalità
Realismo
Organizzazione
Riflessione
Natura solare
Spesso
Ruvido
Monocolore
Pesantezza
Compatto
Realistico
Rumore
Freddo
Statico
Solido
Fisso
Visibile
Denso
Chiuso
Semplice
Immutabile
Esplicito
Sequenziale
Focale
Convesso
Temporale
Veglia
Ascendente
Confini
Singolare
Destra
Competizione
Forza, Coraggio
Azione
Decisionalità, Iniziativa
Sia chiaro che i codici femminili e maschili – come d’altronde già specificato più volte in questo capitolo– appartengono sia agli uomini che alle donne. Gli uomini si esprimono però più facilmente in un certo modo e le donne in un altro. Ma trovo che conoscere certe “differenze” (o semplicemente certe tendenze, visto che davanti ad un essere umano credo non si possa mai ragionare a compartimenti stagni o in base ad “incasellamenti”) ci possa aiutare moltissimo anche a conoscere sia il sesso opposto sia noi stesse. Ricordo che, per quanto “banale” mi possa apparire oggi, il libro di John Gray – “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere” – mi aiutò ad evitare un sacco di personalizzazioni rispetto a certi comportamenti del mio compagno e quindi ad evitare anche un sacco di discussioni!
Vorrei prendere due codici ad esempio di come noi donne spesso svalutiamo i valori al femminile perché li consideriamo meno “vincenti, dignitosi e rispettabili” (in base a parametri maschili naturalmente). Il femminile RICEVE e il maschile TRASMETTE. Ecco, a mio parere il potere del ricevere è ampiamente sottovalutato. Forse è allora necessario pensare che noi siamo in grado di rimanere in vita grazie al potere dei polmoni di ricevere l’ossigeno senza esplodere e alla capacità dell’utero di contenere e accogliere una vita dentro di sé per 9 mesi. Poetica anche l’immagine (già illustrata all’inizio di questo medesimo capitolo) secondo cui, secondo il credo di varie civiltà antiche e di visioni esoteriche, il feto si presenta con caratteristiche femminili nelle prime tre settimane di vita perché deve essere predisposto e in grado di ricevere l’anima. Fu anche elaborando queste letture che la mia percezione cambiò. Ricordo infatti ancora come se fosse ieri la ripugnanza e il rifiuto con cui reagii quando mi nominarono per la prima volta nell’elenco dei valori al femminile la parola passività! Ci vollero anni di lavoro su di me per arrivare a considerarlo un valore di enorme potere e di fondamentale importanza.